La storia delle
"TARGHE INCENDIO" e dell'usanza di affiggerle sulla facciata
degli immobili assicurati contro i danni dell'incendio, sorta in
Inghilterra, è intrecciata strettamente, in modo singolare, col
nascere dell'assicurazione di questo rischio. Inizialmente
divenuta tradizione e adottata in tutto il mondo, ma da tempo
abbandonata, ci riporta ai tempi in cui l'assicurazione incendio
non era diffusa, industrializzata e tecnicamente evoluta come ai
giorni nostri, bensì primitiva e talora avventurosa.
Contrariamente a quanto si possa pensare, le targhe hanno avuto
solo incidentalmente intenti pubblicitari, che divennero
prioritari successivamente, in tempi a noi più vicini. La loro
origine, come è storicamente accertato, ebbe invece scopi e
significati ben diversi.
Dopo il catastrofico incendio che, nel 1666, distrusse i due
terzi di Londra, arrecando danni incalcolabili alla consistenza
edilizia della città, si evidenziò la necessità di creare
strutture che, mutualisticamente, potessero indennizzare chi, a
causa di fuoco, avesse subìto la distruzione di proprietà
immobiliari.
Sorse così l'idea di costruire società di assicurazione e, per
primo, assunse l'iniziativa un medico, certo dottor Nicholas
Barbon, che fondò nel 1680 il "Fire Office". Altre ne seguirono
nel volgere di pochi anni: nel 1683 "The Friendly Society", nel
1696 "Hand-in Hand Fire Office", nel 1710 "Sun Fire Office", nel
1714 "Union Fire Office", e numerose in seguito.
Poichè a quei tempi non esistevano in quel Paese strutture
pubbliche che potessero intervenire per domare i frequenti
incendi di case, per lo più costruite in legno, lo stesso
Nicholas Barbon ritenne conveniente per la sua società creare e
mantenere a spese della medesima un vero e proprio corpo di
pompieri, denominato "Fire Brigade", costituito da uomini
addestrati ed equipaggiati per combattere il fuoco, col compito
di intervenire a salvataggio degli immobili coperti da polizza
del suo "Fire Office". Sorse così l'idea di contrassegnare
questi con una targa, denominata "Mark", da affiggere sulla
facciata, allo scopo di riconoscerli e distinguerli da altri
assicurati presso società concorrenti o privi di questa
garanzia.
Si ritiene che la prima targa sia stata affissa tra il 1680 ed
il 1683, ovviamente dal "Fire Office". Non ne è stato reperito
però nessun esemplare. L'iniziativa fu presto imitata dagli
altri assicuratori.
Le "Fire Brigade", quindi, ebbero origine quasi
contemporaneamente alle prime compagnie di assicurazione,
anticipando e sollecitando l'istituzione di analoghe strutture
pubbliche.
Alcune compagnie avevano per regola di consegnare le proprie
targhe munite del numero di polizza, con l'obbligo contrattuale
della loro affissione.
Pare che queste "Fire Brigades", quando accertavano che un
edificio in fiamme era assicurato da un'altra compagnia, o non
lo era affatto, tornassero indietro astenendosi
dall'intervenire, o assistessero inattivi allo spettacolo...a
meno che la loro eventuale opera venisse lautamente compensata.
Un bel sistema promozionale!
Altrove le brigate erano formate da intraprendenti volontari,
non finanziati da assicuratori. Le compagnie, in questo caso,
riconoscevano appetitosi premi a chi salvava un edificio da loro
assicurato. E' immaginabile che le squadre facessero a gara ad
arrivare per prime a combattere il fuoco.
Ed anche così le "Marks" assolvevano al loro compito.
L'usanza si diffuse rapidamente in tutto il mondo,
prioritariamente negli Stati Uniti, mano a mano che sorgevano
Compagnie di assicurazione incendio, e divenne radicata
tradizione, ma per altri scopi, come vedremo.
E' singolare notare come in Inghilterra, paese in cui era nata,
questa usanza cominciò a declinare già verso il 1860 per poi
cessare definitivamente nel 1880, mentre veniva mantenuta per
molti decenni in tutti gli altri Paesi. Le Compagnie inglesi
continuarono però ad usarle all'estero, dove operavano a mezzo
di proprie Rappresentanze.
In Italia, o, più propriamente, nel territorio che oggi è
Italia, ma a quel tempo faceva parte dell'impero
austro-ungarico, e cioè a Trieste, la prima compagnia che ha
esercitato il ramo incendio e adottato l'usanza di diffondere le
proprie targhe, è stata la "Azienda Assicuratrice", fondata nel
1822 e che ha operato fino al 1882 (quando fu assorbita dalle
"Assicurazioni Generali").
E' interessante rilevare che questa Compagnia fu fondata da
Giuseppe Lazzaro Morpurgo, lo stesso personaggio che,
abbandonata nel 1831 la sua prima creatura, promosse
l'istituzione delle "Assicurazioni Generali Austro-Ungariche"
(le due ultime parole furono eliminate nel 1848), oggi la
maggiore impresa italiana.
Qualche proprietario di casa faceva il furbo, evidentemente, se
il governo svedese, nell'anno di grazia 1746, avvertì la
necessità di emanare una legge che recitava testualmente: "Tutte
le case assicurate dovranno avere a cura e spese
dell'Assicuratore un segno di riconoscimento, oppure un marchio,
dimodochè, in caso d'incendio, possono usufruire di tutta
l'assistenza che sia possibile dar loro. Se qualcuno dovesse
illegalmente procurarsi e usare questo distintivo, costui sarà
costretto a pagare una multa di 100 daler in moneta svedese;
così pure, se qualcuno di propria iniziativa, con la violenza,
dovesse staccare l'insegna da una casa assicurata, sarà
condannato a pagare una multa di pari entità, oppure, in caso di
insolvenza, dovrà subire la pena corporale corrispondente.
A noi che viviamo alle soglie del duemila riesce difficile
immaginare un poveraccio legato al palo, che viene frustato per
non aver potuto pagare la penale in "daler"!
Più tardi, quando i pompieri divennero istituzioni pubbliche,
non fu più necessario che le Compagnie li finanziassero
direttamente.
Da quel momento in avanti ciò avvenne attraverso un versamento
allo Stato (o ai Comuni) di sostanziosi contributi, variamente
denominati; le targhe assunsero allora funzione pubblicitaria,
oltre che "psicologica".
Nel XVIII e XIX secolo la straordinaria frequenza degli incendi
per vendetta preoccupava gli assicuratori e le autorità di tutti
i Paesi. Le Compagnie ritennero che l'esposizione di targhe
attestanti l'esistenza di una garanzia assicurativa potesse
costituire un valido deterrente.
Lo comprova una delibera del Consiglio di amministrazione delle
"GENERALI" in data 9 settembre 1832 che stabiliva: "L'obbligo di
massima per l'assicurando di applicare su quanto esposto a
pericolo d'incendio per opera di terzi (corti rurali, merci
pericolose, covoni di fieno e simili) apposite targhe che,
attestando l'esistenza di una garanzia contro l'incendio a
tutela del proprietario, dimostrassero a chi nutrisse animosità
contro costui l'inutilità di appiccare il fuoco.".
Erano molte le Compagnie che ritenevano opportuno pattuire
l'affissione della "targa", e penalizzare- -in maniera
indubbiamente pesante - chi non aveva rispettato l'obbligo
assunto.
Ma questa usanza è risultata opportuna, evidentemente, se la
pratica di essa è stata mantenuta per tanto tempo; con un mezzo
così semplice e poco costoso si riuscì spesso a disarmare mani
criminose pronte ad appiccare il fuoco per motivi di odio o
vendetta.
Gli assicurati condividevano la convinzione delle compagnie;
tenevano anch'essi ad esporre le targhe e si assoggettarono -
per un lungo periodo - a pagarne il costo insieme ai diritti di
polizza.
Le targhe sono state fabbricate con ogni sorta di metallo (in
tempi più recenti anche in plastica) e in ogni forma geometrica,
e riportano svariati stemmi e simboli, oltre al nome della
Compagnia; quasi tutte sono verniciate a vivaci colori, le più
ricercate sono in metallo smaltato.
Nei paesi di lingua anglosassone sono numerose le Compagnie e
gli assicuratori (ma non solo questi) che coltivano questo hobby
e costituiscono collezioni.
La più importante collezione inglese è conservata a Londra al "Chartered
Insurance Institute" e conta oltre 1000 esemplari di tutti i
Paesi del mondo.
Negli Stati Uniti, "The Home Insurance Company" di New York
espone nelle sale del museo aziendale della propria sede in Wall
Street, una collezione di 1800 esemplari di targhe, qualcuna
risalente alla fine del '600, affiancata da una ricca raccolta
di reperti relativi all'incendio (antiche pompe, carri, stemmi
ed elmetti di Corpi di pompieri). Nel 1953 ha edito il primo
Catalogo della tematica: "Footprints of Assurance" (Impronte
dell'Assicurazione) che contiene la riproduzione fotografica
della targhe della propria raccolta, con notizie storiche,
misure e caratteristiche degli esemplari della Compagnia.
In Inghilterra (dal 1934), negli Stati Uniti (dal 1972), in
Australia (dal 1983) ed in Germania (dal 1984) esistono Clubs di
collezionisti di "Fire Marks" (così vengono denominate in
inglese). In questi Paesi si è sviluppato un interessante
mercato e si riscontrano ormai elevate quotazioni per gli
esemplari più antichi e rari.
Anche in Italia - per iniziativa del Signor Giorgio Florio
Stilli - è stato costituito (nel 1987) il "Club Italiano
Collezionisti Targhe Incendio", che annovera alcune decine di
appassionati aderenti. Finora però nel nostro Paese non si è
attivato un mercato come in quelli citati.
I Soci dei Clubs organizzano periodici congressi - avvalendosi
anche dei cataloghi esistenti - procedono a scambi,
compravendite ed aste.
Per quanto si riferisce ai Cataloghi, nel 1892 il "Fire Mark
Circle" di Londra, presieduto dal duca di Rotland, ha dato alle
stampe quello relativo alle targhe inglesi, frutto del lavoro
ultra decennale di uno dei maggiori esponenti del Club, Mister
Brian Wright ("The British Fire Marks - 1680/1879").
Altrettanto si è verificato in Germania, Paese nel quale è stato
diffuso il più elevato numero di targhe. Il maggior
collezionista, William Evendan, ne ha pubblicato (nel 1989) un
Catalogo, con la riproduzione fotografica di oltre mille
esemplari e le notizie storiche di tutte le Compagnie tedesche
che hanno operato nel ramo incendio.
Ed anche in Italia è stato realizzato (nel 1998) un Catalogo,
"Le Targhe Incendio in Italia", ad opera del dr. Vito Platania,
importante collezionista fiorentino.
Si tratta in tutti i casi di opere assai interessanti, per la
ricchezza di informazioni fornite e la ricostruzione delle
vicende di tutte le Compagnie che hanno operato nel ramo.
Importanti case d'asta inglesi (Sotheby - Phillips) inseriscono
in catalogo le "Fire Marks" (insieme a tutto ciò che concerne
l'incendio) e dedicano ad esse speciali tornate. Alcuni pezzi
hanno raggiunto già elevate quotazioni, fino a 5000 sterline.
Stranamente questo genere di collezionismo è ancora poco diffuso
nell'Europa continentale, anche fra gli operatori assicurativi.
Si possono tuttavia annoverare alcune collezioni particolarmente
ricche. Ne citiamo alcune delle maggiori "Gothaer" di Gotha
(circa 1200 esemplari), "La Fondiaria" di Firenze (circa 1000
esemplari), "Assemblée Plenière des Societés d'Assurance contre
l'Incendie" di Parigi, "Compagnie Suisse de Reassurance", di
Zurigo, "Association of Insurance Company", di Atene.
Per quanto concerne la sola Italia si può valutare in oltre
mille il numero di differenti modelli diffusi, nel corso di
oltre 160 anni, dalle molte Compagnie - italiane e straniere -
che hanno operato nel nostro paese, nel quale l'affissione delle
targhe è stata praticamente sospesa all'inizio degli anni '40,
perchè le necessità dell'industria degli armamenti vietavano
l'impiego di metalli per usi non bellici, e definitivamente nel
1947, per motivi fiscali: il Ministro delle Finanze impose, con
D.L. n. 242 dell'11.4.1947, un aumento così elevato della già
esistente imposta di abbonamento al bollo, che fu giudicato
inaccettabile dalle Compagnie. Fu così che una legge improvvida
affossò un'usanza che oltretutto perpetuava una tradizione ultra
centenaria, possedeva indubbiamente una incisiva valenza
pubblicitaria per l'industria assicurativa e, forse, costituiva
ancora un deterrente contro gli incendi appiccati per odio o
vendetta.
Anche negli altri Stati questa tradizione si è progressivamente
affievolita e poi del tutto abbandonata, da alcuni decenni, ed è
ormai difficile reperirle, o perchè distrutte in occasione di
restauri delle facciate o perchè già rastrellate da
collezionisti.
Ne rimangono ancora poche inchiodate sui muri, ossidate,
arrugginite o sbiadite e deteriorate dalle intemperie.
Nobilitate dalla patina del tempo, sono divenute ricercati pezzi
d'antiquariato e si può entrarne in possesso solo ricorrendo a
scambi o acquisti.
Le targhe incendio - caratteristiche impronte del passato -
rappresentano senza dubbio un'originale tessera del mosaico
della storia dell'assicurazione incendio, che ha costituito -
insieme al ramo trasporti - le fondamenta di questa industria |